La riforma del terzo settore e l’amministrazione condivisa
a cura di Maurizio Tomassini membro della direzione delle Acli nazionali
Il Terzo settore deriva dalla considerazione dell’esistenza nel sistema economico e sociale di un primo settore (lo Stato) e di un secondo (il mercato). Pertanto, si identifica il Terzo settore con quell’insieme di attività che non rientrano né nella sfera dell’impresa capitalistica tradizionale poiché non ricercano un profitto, né in quella delle amministrazioni pubbliche.
In Italia il terzo settore è composto da 7 milioni di cittadini, di cui 850 mila sono lavoratori a cui si aggiungono i giovani del servizio civile, per un valore economico di circa 72 miliardi di euro che scelgono liberamente di dedicare le proprie competenze il proprio tempo ad attività di interesse generale. Fanno parte del terzo settore le associazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, le cooperative sociali che si occupano di gestire servizi e di sostenere l’inserimento lavorativo di persone con fragilità, le fondazioni e le Onlus. Il Prof. Stefano Zamagni dell’Università Alma Mater di Bologna definisce il terzo settore come depositario di quel capitale sociale al pari di quello economico produttivo con il quale si costruisce il benessere delle comunità.
Non possiamo ignorare che stiamo vivendo dei momenti di grande crisi , c’è una guerra in corso nel cuore dell’Europa, avremo a breve grandi emergenze a carattere sociale, tutto questo deve rafforzare il sistema del capitale sociale che apportano gli Enti del Terzo Settore.
Uno dei pilastri della riforma sono contenuti nell’articolo 55 del codice del terzo settore che disciplina la co-programmazione e la co-progettazione con cui gli enti del Terzo Settore debbono operare insieme alla pubblica amministrazione per perseguire uno scopo condiviso nei settori di interesse generale.
Ma la vera rivoluzione è stata la sentenza della Corte Costituzionale n. 131 pubblicata il 26 giugno 2020 che ha dissipato ogni dubbio ed ha definitivamente chiarito che l’art. 55 del Codice del Terzo Settore costituisce la vera attuazione del principio costituzionale (art. 118 delle Costituzione) perché la disposizione realizza il riconoscimento che gli Enti del Terzo Settore al pari della Pubblica Amministrazione sono soggetti a cui spetta promuovere e sostenere il bene comune. Il principio quindi dell’Amministrazione Condivisa è stato certificato dalla Sentenza e va quindi attuato. Proprio lo scorso 7 ottobre uno degli ultimi atti del Ministero delle Politiche Sociali è stato l’attivazione di un Osservatorio Nazionale sulla amministrazione condivisa.
E’ in fase di costruzione nel nostro Ambito Sociale una modifica sostanziale del sistema di organizzazione e gestione dei servizi in capo alla costituzione di una azienda ASP che necessita di un approfondimento, recentemente la richiesta di un dibattito pubblico è partita da una parte politica di minoranza che non possiamo non condividere. Proprio su questa linea di applicazione della riforma chiediamo di prendere seriamente in esame quanto è stato approvato dal Comune di Bologna che con un percorso partecipato ha sottoscritto con il forum del terzo settore un patto per l’amministrazione condivisa.